di Lilli Susca
Esistono fasi nella storia dell’umanità che chiamiamo “periodi di transizione”. Momenti di passaggio, più o meno lunghi, fra un’epoca dalle caratteristiche ben precise e quella successiva. Per fare un esempio, banale ma efficace, pensiamo al passaggio da Illuminismo a Romanticismo, dall’età dei Lumi a quella delle passioni, che non è avvenuto da un giorno all’altro. Anche se Sansone ne parla come di un “moto di trasformazione assai rapido e talora violento”, ci dev’essere stato un momento in cui i pensatori non sapevano cosa pensare, gli scrittori cosa e come scrivere, gli artisti cosa e come dipingere. Cosa avrà pensato il popolo francese di fronte al fallimento, dal suo punto di vista, di una rivoluzione fortemente voluta dal Terzo Stato e poi sfociata nella vittoria della borghesia? Il popolo rovescia l’ancient regime, ma poco dopo è la borghesia a prendere il potere con Napoleone. Difficile da comprendere. Come spiegare un’evoluzione inattesa di eventi cruciali della storia? Impossibile, se pensiamo alla storia come ad una successione lineare di eventi. Se si ritiene di poterla rappresentare su una linea del tempo, dove ci sono un prima e un dopo come siamo abituati a pensare fin dai banchi di scuola, allora sarà difficile comprendere la complessità delle transizioni. Che la storia sia meglio rappresentabile con una spirale, immagine che tiene conto dei continui ritorni, dei corsi e ricorsi storici, ce lo insegnava Vico già nel XVII secolo. La visione vichiana della storia, però, non spiega il concetto di evoluzione. Se la storia si ripete in quanto l’uomo, che ne è il creatore, il suo demiurgo, è sostanzialmente sempre uguale a se stesso, allora come si spiega il progresso? I sociologi americani Robert Bellah e Hans Joas introducono, in un saggio pubblicato nel 2012, il concetto di “axial-age”, di età-perno attorno a cui ha girato il mondo, che dopo non è più stato quello di prima. I sociologi aggiungono che “all’interno delle età assiali ci sono evoluzioni, ampliamenti e anche regressioni”. Quindi, se la linea del tempo e la spirale prese singolarmente non bastano a raffigurare la storia, quale immagine potrebbe restituire in un attimo il concetto di evoluzione e contemporaneamente di transizione? La storia fa un passo avanti, ma poi ne fa uno piccolo indietro, indugia un po’ e poi avanza, con più veemenza, con più vigore. Un po’ come nel tango. Provate ad osservare una coppia che balla il tango argentino in una milonga. Visti dall’esterno sembrano semplicemente avanzare in un cerchio infinito, o meglio ancora, in una spirale, perché il loro percorso non sarà mai esattamente lo stesso. Ma se li si osserva attentamente, si potrà cogliere quel piccolo passo indietro, quella dolce esitazione prima del passo decisivo che li fa avanzare.
Ma mentre nel tango l’esitazione è dolce, nella vita raramente lo è. Le transizioni sono zone d’ombra di metamorfosi che coinvolgono intere società; quei passaggi in cui l’essere umano è disorientato perché intuisce che le regole acquisite, quelle del passato, non valgono più, ma non è ancora dato conoscerne di nuove. Ma cosa imprime il movimento alla storia? Cosa cambia le regole del gioco? In ogni periodo di transizione c’è un catalizzatore del cambiamento, un evento che cambia la visione del mondo, che a volte la sconvolge. Pensiamo al periodo storico attuale: possiamo considerarlo un periodo di transizione? Probabilmente, vista dall’interno, la storia è un perenne momento di transizione. Perché si possa definire un periodo è necessario osservarlo da una certa distanza. Come dice Baricco, “l’ignoranza ci permette di capire meglio un fenomeno perché di esso ne vediamo solo i contorni”. Più si è immersi in qualcosa, meno la si riconosce. Di conseguenza, capire cosa sta accadendo nel mondo oggi è quasi impossibile. Forse lo capiranno i nostri figli o i nostri nipoti domani. Ma una cosa è certa: il nostro mondo è tutta un’altra cosa rispetto a quello dei nostri genitori. “Qualcosa è cambiato”, recitava un film di qualche anno fa. Molto più di qualcosa, in realtà. Il mercato globale, la comunicazione globale in tempo reale e tutto ciò che ne consegue sono effetti di un grande catalizzatore: il web. Così, oggi, la storia balla il tango sul mondo e a chi la vive tocca stare al suo ritmo.
Siamo andati avanti troppo in fretta. Se solo paragono la vita che sto vivendo a quella dei miei genitori, ascisse e ordinate impazzirebbero.
Siamo in parte artefici di una regressione ? Di una sorte di ribellione della natura che ci ospita?
Condivido che non sarà possibile capirne le ragioni, siamo coinvolti. Come gli attori in uno spettacolo: loro sono sul palco , quasi in un loro mondo.
In platea …il pubblico guarda, si diverte, si gode lo spettacolo, ma non dimentichiamo che osserva e delle volte sa essere spietato.
La storia ci ha lanciato un messaggio nella bottiglia….cogliamolo e non sprechiamolo.