Scatti

Mani che arragiunàte (tda. Mani che ragionate), scatto di Mauro Frojo



L’arte è una forma di resistenza, scatto di Riccardo Perissinotto. In foto Fabrizio Campo, artista.

Oggi sono tornato in Piazza dopo molti mesi, ed è stato emozionante poter incontrare ancora gli sguardi delle persone.
L’arte è una forma di resistenza. Salviamola, salviamoci. Fabrizio Campo




scatto di Oriana Palermo




India, terra di religione, scatto di Antonella Monzoni

L’India è la terra della religione. Il numero infinito degli dèi, il moltiplicarsi delle loro incarnazioni e ricorrenze ha trasformato il calendario indiano in un lungo elenco di processioni e feste, digiuni e bagni rituali, commemorazioni di nascite e di vittorie sui demoni. Una delle più grandi feste, non solo dell’India ma del mondo intero, è il “Maha Kumbha Mela”, il giubileo induista che si svolge ogni dodici anni ad Allahabad sulle sponde dei fiumi Gange e Yamuna, che qui si uniscono per dare origine a uno dei luoghi più sacri per l’induismo. Al Kumbha Mela c’è posto per tutti: non vi è
distinzione di sesso, rango o religione. È la pura rappresentazione dell’equilibrio: pianeti, natura, uomini e dèi sono intimamente legati fra loro. Non occorre essere induisti per sentirsi travolti dalla profonda religiosità che vi regna.
Un’esperienza forte, un viaggio spirituale, un nuovo orizzonte.




Cambogia 2017, scatto di Gabriele Bianchini

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Siamo in Cambogia, io e il mio vecchio amico Paolo.
Abbiamo risalito il fiume in barca, il Mekong, come nel film. Prendiamo lo scooter per andare a vedere una cascata, dicono sia bella. Ci sono alcuni visitatori, dei locali soprattutto, dei monaci buddisti. Quando la cascata si apre davanti a noi, sono catturato dalla sua energia viva: tutta quella luce e quell’acqua fragorosa… Così, inizialmente, non bado ad altro. Non mi accorgo subito di questo bambino… Era lì, alla mia destra, nudo, solo. Guardo intorno e non riesco a individuare un adulto, magari un genitore, nel raggio in cui mi aspettavo di trovarlo. Il bambino era solo, giocava tranquillo tra le radici enormi e umide, nella penombra. Mi sono sentito libero di racchiuderlo in uno scatto, nel momento in cui si è alzato e ha guardato in fondo, tra e oltre le radici, come studiando la Via, imprimendosi sulla mia retina come un’immagine ancestrale.



scatto di Pasquale Costagliola



Tanzania 2012, scatto di Oriana Palermo

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