Prendersi cura è saper aspettare

di Eva Passeri

Quanti universi di significato si aprono quando si parla di cura. A volte, senza rendercene conto, intorno a una sola parola si sprigionano infinite strade. Ad esempio, si può paragonare l’atto del prendersi cura al coltivare un vaso di orchidee, fiore tanto meraviglioso quanto delicato, che regala i suoi colorati petali solo per un breve lasso di tempo. Quando si porta in casa la pianta, si è già fatto un primo passo: la piccola promessa di innaffiarla, di metterla in un posto adeguatamente esposto al sole, con una temperatura adeguata, una giusta umidità, controllando i suoi cambiamenti e progressi. Quando un bocciolo inizia a evolvere e prendere la forma di un fiore, sembra quasi un ringraziamento per tutte le attenzioni ricevute.
La cura insegna anche questo: l’attesa, la dedizione in un tempo dilatato. Comprare un mazzo dal fioraio non darà la stessa soddisfazione, sarà splendido ma la sua esistenza sarà breve. Al contrario, la cura che si decide di dedicare alla pianta richiede un impegno duraturo e costante che sprigiona altrettanta gioia quando, giorno dopo giorno, la preziosa meraviglia della natura sboccia.
Come disse Bruno Munari: «L’albero è l’esplosione lentissima di un seme», e ogni volta che si intraprende un percorso di crescita, come anche quello educativo, si devono considerare i tempi dei bambini, non mettere fretta per far avvenire un cambiamento ma accompagnarli durante il percorso seguendo la lunghezza dei loro passi, che se rispettati sapranno farli fiorire. In alcune scuole esistono dei progetti di giardinaggio, per i più fortunati nel cortile della scuola, altri invece portano in classe un piccolo seme da piantare e innaffiare a turno, seguendolo nella sua lenta ma tenace crescita. C’è ancora molto da lavorare, ma può essere un inizio, perché questo tipo di esperienze non mira soltanto a far avvicinare i bambini al verde, ma permette di comprendere il lungo percorso che intraprende la natura quando deve fare qualcosa. Nessuna pianta ha fretta di crescere. Non sopravvive se il primo giorno le viene versata molta acqua, bensì se le viene fornita la quantità adeguata nel momento della necessità e le viene concesso tutto il tempo di cui ha bisogno. Oggi l’abitudine di avere tutto nell’immediato sembra sommergere i bambini e li spinge a credere che la velocità sia una caratteristica intrinseca di tutto ciò che li circonda. Al contrario, ci sono cose, nella natura come nei rapporti umani, che hanno bisogno di tempo, di lunghe attese e di profonde attenzioni. Con piccoli esercizi quotidiani di cura si può sperare di tornare alla giusta velocità e lasciare andare la sensazione di essere sempre in ritardo, riscoprendo la capacità e la gioia di aspettare.

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