Il Tempo è un’illusione?

di Vittoria Stilo

La mia missione è di uccidere il tempo
e quella del tempo è di uccidere me.
Ci si sente a proprio agio tra assassini
” (Emile Cioran).



“Come mai il fine settimana passa così velocemente mentre il resto della settimana non finisce mai?” È un pensiero certamente non nuovo, ma comune a tante persone, che la sera della domenica anticipano il traumatico suono della sveglia. Il lunedì appare come il giorno peggiore della settimana e il sabato successivo sembra essere lontano mille miglia.  
Questo atteggiamento mentale va oltre il week-end, caratterizza la fine di ogni periodo di festa o vacanza. Sembra inspiegabile come quando si è liberi e spensierati il tempo voli, mentre diventi eterno quando si è impegnati in una noiosa quotidianità.
Il tema non era nuovo neanche ad Albert Einstein. Lo testimoniano queste sue parole al riguardo: “Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora“.
È più utile allora riflettere sull’esistenza di due tipi di tempo: 1) quello oggettivo, uguale per tutti, scandito dagli orologi e dai calendari, dunque misurabile; 2) quello soggettivo, diverso per ciascuno e che dipende dalla percezione della persona, dalla sua coscienza, dal suo avere memoria del passato.
L’uomo ha bisogno di entrambi. Da sempre la sua giornata è stata scandita dal tempo oggettivo, perché solo una scansione temporale che sia uguale per tutti permette la condivisione delle esperienze. Sapere che sono le sette del mattino è una necessità per chi deve presentarsi ogni giorno al suo posto di lavoro. Ma è anche innegabile che esistono dimensioni temporali interiori diverse per ogni individuo: per chi è particolarmente attivo, ogni ora dura un attimo; per chi è invece profondamente riflessivo, il tempo non passa mai, sembra fermo.
Che dire poi della suddivisione del tempo nelle tre dimensioni in cui viviamo, passato, presente e futuro? Implica la credenza che necessariamente il tempo evolva dal passato verso il futuro, passando attraverso il presente. Ma non è quanto sosteneva Einstein, quando affermava che “la divisione tra passato, presente e futuro ha solo il valore di un’ostinata illusione”. E della stessa opinione è la fisica quantistica. Il fisico Carlo Rovelli, nel suo libro “Che cos’è il tempo? Che cos’è lo spazio?”, afferma che la fisica ha superato il concetto di tempo perché quest’ultimo non esiste, è solo una tenace illusione umana.  È l’uomo a percepirlo come qualcosa che scorre mentre secondo molti scienziati non esiste un passato ed un futuro, ma un unico tempo presente, il qui ed ora, l’unico nel quale sia possibile vivere.
Dal punto di vista psicologico ciò che importa è il modo in cui si fruisce del proprio tempo. Una cosa è vivere il tempo misurabile, uguale per tutti. Altro è la percezione che del tempo ha l’Io di un individuo, che può vivere nell’ansia e nell’angoscia perché anticipa con il pensiero un futuro che nella maggior parte del casi non si avvererà, o rimane prigioniero di un passato che è passato solo sul calendario ma non nel suo mondo interiore e ciò lo porta a vivere stati di malinconia e depressione.   
È condivisa l’idea che siano veramente in pochi coloro che vivono davvero il momento presente, mentre i più indugiano sul passato o si proiettano nel futuro. Strana abitudine quella della mente: difficilmente vive nel momento presente, piuttosto si sposta in avanti o indietro. Pensa al futuro come a qualcosa di problematico di cui doversi occupare adesso, oppure rimugina su vecchi accadimenti sui quali non ha più alcun potere proprio perché ormai “passati”. E tutto questo spostarsi del pensiero dal “qui ed ora” è proprio ciò che non permette di godere appieno la piacevolezza del proprio tempo.
Forse quello che manca a questo tempo, vissuto di corsa perché non c’è tempo, è darsi del tempo per riflettere su come utilizzare e sfruttare al meglio il proprio tempo.

CARLO ROVELLI (2014), Che cos’è lo spazio? Che cos’è il tempo?, Roma,  Di Renzo Editore.

JEAN-LOUIS SERVAN-SCHREIBER (2000), L’arte del tempo, Milano, Rizzoli.

ECKART TOLLE (2004), Il potere di adesso,  Milano, Armenia.

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