Educare all’autostima e all’autonomia

di Vittoria Stilo
















«Più si è distanti dal proprio sé,
più si dipende dall’approvazione degli altri.
»
Carl Gustav Jung



Nelle pagine dell’Antico Testamento è scritto: “Le colpe dei padri ricadono sui figli” (Esodo, 20, 5-6). Sono parole che intendono ammonire gli uomini sulle conseguenze dei loro peccati, perché questi ricadranno sulle generazioni successive, sui loro figli appunto.
La frase biblica, osservata nei tempi antichi alla lettera, rimanda alle punizioni che i figli dovranno scontare per quelle azioni, inaccettabili socialmente e moralmente, commesse dai padri.
Senza voler entrare in merito a contenuti biblici tanto rilevanti, si potrebbe spostare l’attenzione su un significato più allegorico che materiale, d’accordo con quegli autori che guardano a questo tema da un punto di vista educativo, cercando anche di contestualizzarlo nella realtà odierna.
E se pensassimo alle “colpe” come a tutti quei comportamenti disfunzionali che le generazioni precedenti lasciano in eredità a quelle successive? Allora avrebbe senso pensare che, quando la prima agisce, la reazione di quel comportamento inevitabilmente si rifletterà su quella che arriverà dopo. Se le prime inquinano l’ambiente, le seconde si ritroveranno in un pianeta invivibile e saranno più facilmente oggetto di malattie; se i padri vivranno di odio, verosimilmente i figli andranno incontro a guerre; chi si nutre di egoismo, non rischia di propagare attorno e dopo di sé solitudine e separazione? Educare a un eccessivo permissivismo, nell’idea che essere genitori moderni significhi in primo luogo assecondare i figli su tutto, non darà come conseguenza nuovi adulti incapaci di farsi carico delle loro responsabilità?
È evidente, invece, quanto sia indispensabile educare, riprendere i propri figli lì dove è necessario, dare delle regole, per insegnar loro a divenire cittadini responsabili, in grado anche di ammettere eventuali errori anziché negarli.
L’uomo dovrebbe aver imparato, però, anche attraverso gli scritti di Giambattista Vico, che la storia è fatta di “corsi e ricorsi”, non perché si ripeta sempre uguale a sé stessa, ma perché è l’individuo che fa fatica a cambiare. In situazioni che si somigliano, tende a mantenere lo stesso comportamento; non è detto che si educhi e venga educato ad agire in modi più funzionali.
Negli ultimi tempi, almeno dal punto di vista ambientale, i ragazzi ai quali lasceremo il pianeta Terra, tra i quali Greta Thunberg, stanno sottolineando l’urgenza di un’inversione di rotta rispetto ad abitudini, principalmente consumistiche, che andrebbero assolutamente modificate.
In piccolo – ma non troppo – è di questo che si parla, a mio avviso, quando ci si riferisce all’educazione. Si tratta di ciò che ciascuno di noi trasmette ai propri figli. Si può insegnar loro qual è il comportamento migliore da adottare nelle diverse situazioni in modo da coltivare semi di bontà, rispetto, amore per gli altri e per la Terra.
Così facendo, non solo si permette loro di dirigersi verso quel “nuovo” che serve al nostro ambiente, ma si ottiene molto di più. Si coltiva in loro l’autostima, quell’insieme di giudizi valutativi che ogni individuo ha di sé ma che, affinché si sviluppi, è necessario che venga nutrito da qualcuno, che li faccia crescere. L’ingrediente primario è l’amore, è quell’accoglienza e accettazione totale che permette a chi la sperimenta di sentirsi degno di essere amato.
I bambini che sperimentano un tale amore sin dalla nascita – anzi, si potrebbe azzardare fin dal concepimento – saranno in grado di sviluppare competenze e abilità, perché gli occhi di una figura di attaccamento avranno saputo rispecchiarle e riconoscerle per lui.
Tu sei importante e meriti di essere amato proprio perché esisti”: questo è il genere di messaggio che bisognerebbe passare ai figli per regalar loro il futuro migliore possibile, perché trasmette l’accettazione totale, l’amore senza condizioni. Sono sufficienti parole semplici e quotidiane: “Sono felice di vederti”; “ È bello che tu ci sia”; “Ti voglio bene”.
Maria Montessori diceva che “i bambini felici sono quelli che sviluppano l’autonomia”, ma questa si può sviluppare solo se arrivano insegnamenti che creano fiducia in se stessi, autostima, tanto da pensare di potersi sperimentare nella propria vita in maniera autonoma. Aggiungerei che i bambini che sviluppano autostima saranno degli adulti felici, in grado di provare empatia, quindi di vivere in sintonia con gli altri e con l’ambiente, pronti a muoversi verso il bene comune piuttosto che rimanere rintanati nell’egocentrismo.

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